venerdì 9 novembre 2012

Mytico


Tavole di prova per Mytico. 



Blasphemy



L’inno sacro "Ellens Gesang III: Hymne an die Jungfrau" fu composto da Schubert come parte di sette composizioni tratte da un poema di Walter Scott, in cui la protagonista invoca la vergine Maria, melodia che divenne celebre in seguito con il testo latino dell'Ave Maria. Queste due tavole sono una rivisitazione in chiave noir, e hanno come protagonista una moderna Maria, vestita a lutto e incinta. La seguiamo contemporaneamente, attraverso due colonne di vignette verticali, sia in chiesa ad assistere alla messa che mentre si reca a casa dell’uomo che ucciderà. Il parallelismo delle due situazioni è sottolineato anche dalla somiglianza tra i gesti del rito eucaristico e quello dell’omicidio, rappresentati nelle varie vignette, commentate dal testo dell’Ave Maria. Anche alla fine non conosceremo la causa dell’omicidio, mentre invece scopriremo cosa ci facesse in chiesa: è il funerale dello stesso uomo che ha ucciso. E non sembra affatto addolorata.

      La colonna sonora è facile da scegliere.









Sci-Fi Dream




Dormire, Forse Sognare.
Racconto breve di fantascienza che fa parte di un progetto più grande. Disegni e colori miei, sceneggiatura di un uomo che va a giro per le fiere spacciandosi per editor, conosciuto come Camillo Bosco.









mercoledì 7 novembre 2012

Deep Fields



Un sogno che feci molto tempo fa: un tronco d'albero portava, attraverso un tortuoso scivolo di pietra, in una città sotterranea. 
Un sogno che feci poco tempo fa: ero appena riuscito a uscire da una selva oscura à la Dante, e mi guardavo indietro, verso il pericolo appena scampato. Davanti a me si stendeva una prateria d'oro, sbarrata però da insormontabili montagne. Proprio alle pendici delle rocce c'era un tempio, una costruzione circolare in stile greco. 
Queste otto tavole sono il tentativo di unire quei due sogni in un sogno unico.
Purtroppo per motivi tecnici ho dovuto tagliare qua e là, mentre invece sarebbero servite una o due tavole in più per illustrare per bene un racconto senza parole come questo. 
Il protagonista è la versione inconscia di me stesso, rappresentato attraverso linee dinamiche e confuse, che in qualche modo tendono verso l'obiettivo, lo guidano verso la meta.


La struttura è simmetrica. Si parte nella radura dorata, in una vignetta che confluisce nella seconda. L'essere fatto di linee si volta indietro. Lontano, alle pendici delle montagne, si stagliano delle rovine che ancora non riusciamo a distinguere.





Avvicinandosi scopriamo che sono i resti di un antico tempio (greco o romano). E' costruito su base circolare, con grandi colonne che circondano un pavimento semidistrutto. Al centro si erge, solitario e decaduto, un ceppo di tronco, ciò che una volta deve essere stato un albero maestoso. Avvicinandosi ancora scopriamo che il tronco è cavo. Ne è attratto, lo tocca. Si arrampica verso la cima. Un attimo prima di buttarsi dentro si volta indietro. Ma le linee lo attirano.






Alla fine del tronco-tunnel l'essere cade in questa enorme valle. La città che sorge all'interno si arrampica sulla roccia. E' divisa in due: il lato destro è antico, quasi fantasy, il lato sinistro è moderno, con uno stile architettonico che richiama il periodo sovietico.
Al centro della città, l'ombelico della valle è una piscina, una vasca circondata da archi, statue, templi. Molte sono in rovina. Nessuno sembra abitare questo luogo






 L'essere ci precipita dentro.



                 

Sprofonda nell'acqua, verso gli abissi più oscuri. 




Presto l'acqua si trasforma in qualcos'altro,come se fosse a meno concentrazione salina. Insomma, è più limpida dell'acqua stessa, sembra aria. Respira normalmente all'interno. Le immagini da qui in poi si susseguono velocemente, e non hanno alcun filo logico, è come una sorta di allucinazione continua, di persone e momenti passati, presenti e futuri che si susseguono e si sovrappongono. La gravità del sogno lo attira sempre più giù, e percorre questo corridoio sinuoso di apparizioni misteriose. Vede volti familiari che si trasformano in enormi animali tentacolari, figure mostruose e gigantesche che lo osservano e lo chiamano con la lingua dei sogni, cioè con suoni incomprensibili e gutturali. L'ambiente circostante non è blu scuro, ma un caleidoscopio di colori, e cambia anche forma e materia.




                                     
Passa attraverso Pripyat, la città fantasma di Chernobyl, con la sua famosa ruota panoramica che fa da vortice. Viene attratto verso il sole che tramonta sull'orizzonte della città innevata. Una figura minacciosa e immensa lo sovrasta.





Torna a farsi sentire l'acqua, e con essa la pressione. Si lascia sprofondare. E' al centro della terra. Il mondo si capovolge. La caduta adesso dovrebbe essere una risalita in realtà. Infatti presto scorge un fascio di luce in lontananza: è la superficie del lago. Adesso la prospettiva è capovolta rispetto a prima. Quindi viene sparato fuori dall'acqua a grande velocità. Sta ancora cadendo ma la città e la grotta intera adesso sono capovolte. Raggiunge la fessura sulla sommità delle pareti rocciose che sovrastano la grotta e che dovrebbe portare al vecchio tronco d'albero. La luce gli brucia gli occhi.





domenica 2 settembre 2012

French Snow



Progetto francese risalente ai primi mesi del terzo anno. 

Prima prova con le mie amate ambientazioni post-apocalittiche, è stata anche la prima vera prova di colorazione digitale. 

I ghiacci hanno ormai devastato le zone temperate, mentre le regioni artiche di tutti i continenti sono state completamente inghiottite dalle calotte polari. Nelle poche città ancora abitabili delle regioni più a Nord la lotta per la sopravvivenza è spietata. L'unica opzione possibile è fuggire a Sud, sempre più a Sud. In pratica una storia di migratori, orsi, fucili scarichi, fughe e un sacco di altre belle cose. Purtroppo però ho fatto solo quattro tavole, o meglio:


Quattro tavole in b/n...














Due studi dei personaggi...






Due tavole colorate...






E copertina.




La nevicata iniziale è un voluto omaggio alla più famosa nevicata della storia del fumetto.

lunedì 6 agosto 2012

Liquidator



"I don't believe there are even a handful of nations, in this world, which could stock produce such unquestioned sacrifice."

giovedì 12 luglio 2012

iPad sketches

 Vecchie illustrazioni fatte su iPad, a tema quasi esclusivamente cinematografico, utilizzando le app Sketchbook Pro e Procreate, a dito o a pennetta, a seconda.

Copertina di "Katoo - Megrim". Non so quale sia dei due il nome della band. Ammesso che sia una band.


Twin Peaks: Fire Walk With Me 


Tre Colori: Film Rosso

Hong Kong Express

Nikita



Nonostante queste illustrazioni abbiano ormai quasi un anno, gli voglio ancora bene.

domenica 8 luglio 2012

Pirati-Zombie


Ancora quattro tavole risalenti al secondo anno.
Questo capolavoro di sceneggiatura permetteva a noi disegnatori in erba di cimentarsi con tutti i topoi del fumetto popolare: i pirati, il mare, la tempesta, la pioggia, la nebbia, gli zombie, e grazie ad un'incredibile trovata narrativa, la fantascienza!
Tutto in una storia di quattro pagine con dei buchi di sceneggiatura pazzeschi, in cui una ragazzina prigioniera di un vascello-zombie viene condot-

Vabeh...










lunedì 2 luglio 2012

Never Trust Tomas


Dunque. Il primo lavoro di cui ho disponibilità digitale dovrebbe essere questo. 
Una storia fantasy dal plot altamente discutibile, risalente al secondo anno della scuola.
Con plot discutibile intendo che doveva essere un qualcosa tipo:

TAVOLA 1
C'è questo cavaliere solitario che viene incaricato dalla sua città (modellata palesemente su Edoras) di partire alla ricerca di un potente drago che sta seminando scompiglio nella zona, e che ha ammazzato tutti coloro che hanno provato a catturarlo. Ma lui è qualcosa come il prescelto, insomma, se la sente, quindi parte. Però c'è qualcos'altro sotto. 
Quest'uomo non ci convince. Già nella prima vignetta si può notare, oltre alla sua pericolosa pendenza dalla sella, un sguardo ambiguo. Staremo a vedere.
Il tipo, chiamiamolo Tomas, attraversa una foresta oscura prima di arrivare alla tana del drago. Che non si fa attendere.




TAVOLA 2
Tomas sprona il cavallo e fa dietrofront. Galoppa per campi e foreste, percorrendo la strada al contrario. Il drago lo segue, sputando fuoco. Però fa cilecca, e il cavaliere riesce a fuggire. 
A questo punto iniziamo a chiederci quale sia il brillante piano di Tomas per catturare il drago. C'è suspance, insomma.
Il drago però è più veloce, quindi lo supera e SBAM, gli atterra davanti. Il cavallo si imbizzarrisce, Tomas viene sbalzato a terra.
Il drago si avvicina minaccioso. Tomas è ormai impotente, cerca di proteggere il cavallo col proprio corpo, o no, questo ce lo vedo solo io.
Però ecco che d'un tratto il drago si volta, guardando in camera. 
Epilogo.
Il presentimento iniziale era giusto: Tomas era davvero un bastardo!
Era andato a scovare il drago. Ma siccome era un bastardo, oppure aveva subito uno smacco,  il suo piano non era di catturarlo, bensì di attirarlo verso la città, per fargliela distruggere e ottenere la sua vendetta!
Infatti, vignettona finale con il drago che svolazza sopra la città, bruciandola, e Tomas in primo piano che se ne va, sornione.

Se ti stai chiedendo: 
a) Perché il drago ha comunque risparmiato Tomas e il cavallo, quando poteva benissimo mangiarsi entrambi e poi andarsi a bruciare la città?
b) Perchè manca la TAVOLA 2?
La risposta in entrambi i casi è: non lo so.

* RETTIFICA DEL 09/11/12 *

Ho ritrovato la TAVOLA 2!



domenica 1 luglio 2012

Going straight to the half




Non ho mai concluso molte cose in vita mia. Non credo di aver mai completato un album di figurine, per dire. Non riesco a portare avanti molti progetti, qualsiasi tipo di progetti, dalla più grande impresa alla lettura di un libro, a dedicarmici con costanza. Ogni progetto che intraprendo ha quel punto limite, un po' prima della metà, diciamo il primo quarto, che mi rallenta, e occasionalmente mi blocca. So che la metà è lì ad aspettarmi, e so che dopo sarà tutto in discesa, eppure non riesco a raggiungerla.
Il primo quarto di ogni progetto è quel dannato punto in cui esaurisco le energie, la carica, lo slancio iniziale. 


Ormai ho perso il conto delle volte che ho aperto un blog. Le prime volte nemmeno si chiamavano blog. Ho perso il conto delle volte che ho scritto una frase d'introduzione, di quelle di circostanza, che iniziano con: "Salve a tutti questo è il mio blog, sono un po' spaesato, ma superato il momento iniziale lo aggiornerò via via, postando le mie opere perché sarebbe un peccato non mostrarle al mondo intero" e finiscono con il tipico, superbo epitaffio: "Benvenuti".

Ovviamente quel "momento iniziale", quel primo quarto, non l'ho mai superato.